Da oggi in poi non sono più una Mademoiselle…

Le femministe questa volta ce l’hanno fatta. Ormai, in Francia, non si parlerà più di “Mademoiselles”. Il termine deve progressivamente sparire da tutti i documenti e da tutti i formulari amministrativi. Le donne saranno tutte Mesdames, esattamente come gli uomini sono già tutti Messieurs. Lo ha deciso ieri il primo ministro François Fillon, mettendo così fine alle tante polemiche che si erano scatenate negli ultimi mesi. Perché erano in molte a rivendicare il fatto che chiamare una donna non sposata “signorina” fosse una forma di arcaismo. Uno strascico del passato patriarcale e paternalista. Una forma di discriminazione. Un modo come un altro, per le donne, di non essere prese sul serio. Focalizzandosi su un aspetto della vita privata che in tante circostanze, in fondo, non conta.

Bene. Adesso possiamo essere contente. Speriamo però che non ci limiti a questo. Speriamo che realmente, sul posto di lavoro o nella vita di tutti i giorni, il fatto di essere chiamata Madame cambi poi anche il modo di essere trattata. Perché in fondo il rischio che si corre è che, una volta cambiata la forma, poi tutto resti come prima. Forse sarebbe stato meglio concentrarsi su un cambiamento delle mentalità.

Non so. Un “signorina” strappato per strada o al bar non mi ha mai innervosito. Anzi. Talvolta mi dava l’illusione di essere ancora una ragazzina… Ma probabilmente sono io ad avere torto. Probabilmente è meglio così. Da ora in poi, anche io sarò sempre e solo una Madame. Speriamo che ora gli uomini mi prendano più sul serio. Anche se ho sempre pensato che, quando si difende un certo punto di vista, è sempre meglio farlo con argomenti universali e oggettivi, che in fondo non hanno niente a che vedere col fatto di essere una donna…

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33 risposte a Da oggi in poi non sono più una Mademoiselle…

  1. newwhitebear ha detto:

    E sì, quando si esprimono punti di vista bisogna farlo con argomenti inoppugnabili e non con voli filosofici che contano poco.
    Dare della signora a una single oppure signorina, cosa cambia? Donna è donna rimane. E poi che senso ha? Tra single single, sposata e/o divorziata, accompagnata variamente cosa cambia chiamarle Madame o Mademoiselles? Non so, forse sono troppo vecchio per capire.
    Un saluto

  2. icittadiniprimaditutto ha detto:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  3. liria ha detto:

    Io penso che le parole siano importanti, che siano collegate a pensieri e modi di intendere la realtà’. ad esempio chiamare signorina una donna di cinquant’anni, professionista stimata, con ottimo reddito e’ una cosa ridicola … Significa svalutarla in base allo stato civile. ben venga quindi questa novita’ che contribuira’ certamente a cambiare la mentalità’! Spero ci si arrivi anche da noi, in Italia!

  4. ArtEC ha detto:

    Secondo me dipende: nel senso che una donna di 40, ma non sposata, sentirsi chiamare “signorina” è un po’ imbarazzante no? Per una ventenne la cosa non cambia. Anche se in verità anche quando avevo 18 anni, spesso mi chiamavano Madame (e non sempre mi giravo…abitudine).

  5. Mammamsterdam ha detto:

    Senti e sul discorso che se una Madame si sposa prende il cognome del marito e se lo tiene anche in caso di divorzio, a meno che non si risposi nel qual caso si prende il cognome del secondo marito? O sul fatto che mia zia l’ hanno chiamata per una vita M.me Nome + Cognome del marito? Voglio dire, hanno affrontato anche queste cose già che c’ erano?

  6. Danilo ha detto:

    un problemone che toglie il sonno la notte. tra poco diventeranno arcani anche il saluto e la buona educazione. il buon senso dovrebbe regnare sovrano!!!

  7. Chiara ha detto:

    Forse in Francia è differente, ma nella zona d’Italia dove abito io, nel centro, nessuno usa ormai più signorina da un bel pò. Sono passata direttamente a signora. Se però era addirittura una definizione da scrivere sui documenti ufficiali credo sia stato opportuno levarla, come ora è facoltativo lo stato civile sulla carta d’identità.

  8. Claudia ha detto:

    Speriamo Michela, la vedo dura e “sofferta”!Buon viaggio!!!

  9. Giovanni ha detto:

    “Signorina” a firenze e’ in disuso dagli nni’70, al maschile era giovanotto. Poi è stato sostituito dal piu’ confidenziale “ragazzo” o “ragazza”, l’ultima volta che sono stato chiamato “ragazzo” risale al 2003, ad un distributore di benzina… per un over ’30 è stato un momento memorabile, estatico…uno arriva anche a pensare, e se io fossi un’eccezione al declino biologico del corpo ?

  10. fabio argiolas ha detto:

    Reblogged this on Su Seddoresu.

  11. wolfdo ha detto:

    Sarebbe più aderente alla realtà chiamare tutte le donne signorine: qual è quella signora sposata che non è anche…fidanzata?

  12. samantagiambarresi ha detto:

    Beh! Io sono del sud e qui vi è ancora un pò di confusione, soprattutto lo noto in ufficio con i clienti, mentre i giovani capiscono che non sono loro coetanea e dicono “signora”, i più grandi vanno a intuito confondendomi con una segretaria (alcuni, addirittura neanche mi salutano).
    Ma sentirsi dire signorina nel mio ufficio, con una fede al dito e mio marito accanto è veramente grottesco!

  13. In Italia siamo tutte signore da qualche anno e non mi pare che questo abbia cambiato le cose.. comunque se dobbiamo gioire per una conquista facciamolo!! EVVIVA

  14. carmela ha detto:

    Col termine “ragazza/o” o “giovanotto/a” si fa riferimento all’età, mentre “signorina” fa riferimento allo stato civile, cioè “non sposata”, cosa che una volta era come dire “vergine”, motivo per cui era ridicolo dare del “signorina” ad una donna adulta/anziana.
    Pertanto, io sono d’accordo che si sia eliminato l’appellativo di “signorina” ormai svuotato di significato e a mio avviso discriminatorio.
    carmela

  15. versicoli ha detto:

    per me dipende dall’età. Che senso ha chiamare “signora” una ragazza di 18 anni ? Per me dopo i 40 anni gli uomini dovrebbero essere chiamati “signori” e le donne dovrebbero essere chiamate “signore”. Però mi sembra ininfluente.

  16. Karenz ha detto:

    L’argomento mi appassiona: quanto il linguaggio riflette un modo di pensare e quanto, nello stesso, tempo lo influenza? Secondo me qualunque passo in direzione di un uso più consapevole della lingua e della sua importanza nel veicolare le idee è benvenuto. Tuttavia, la battaglia per l’abolizione del termine signorina, già consumata da un po’ qui in Italia, e del corrispettivo francese, non mi pare portino con sé altro che un cambiamento di forma. Purtroppo.

  17. Ironica ha detto:

    A me piaceva essere chiamata signorina. Anche ora mi piacerebbe, non sono sposata e sono un’anziana signorina. Fa un po’ ridere, è antiquato, ma mi piace per questo.

  18. crearescout ha detto:

    Nooooooo!! Mi piaceva molto essere chiamata mademoiselle nei viaggi in Francia e signorina in giro per uffici, qui. 🙂
    Speriamo che qui le cose non cambino… non credo proprio che il questa parola faccia la differenza nel modo di concepire il ruolo della donna!! 🙂
    Cecilia

  19. Pitocco ha detto:

    Questo becero illuminismo fracese fa proprio rivoltare lo stomaco.
    Signorina: donna o ragazza non sposata.
    Sgnora: donna o ragazza sposata.

    Punto fine della storia.

    Sicuramente molti di voi avranno conosciuto qualche “signorina” attempata a scuola, ovvero qualche zitella che amava farsi chiamare signorina. Nulla di male, se piace a lei, perché no?
    Forse inganna il diminutivo “ina” che fa intendere una cosa minore rispetto a signora.

  20. François Gobbi ha detto:

    Su questa ed altre ridicole derive perbenistico-bigotte d’oltralpe consiglio a tutti di leggervi Philippe Muray. Questi cretinismi formali, in Italia, gli abbiamo avuti quando si abolì, tra le altre cose il “lei” in favore del “voi”, quando “Mickey Mouse” divenne “Topolino”, ecc. qualche decennio fà… grandissimo segno di progresso, nevvero? Ma gli idioti che oggi gioiscono sono come i pesci rossi: hanno la memoria corta cortissima.

  21. Le Serenitudini ha detto:

    A volte resto basita, c’è sempre una coda di paglia dietro chi si lamenta….vivo in Inghilterra da ormai 5 anni, a volte me ne rammarico, però per esempio qui chiedono ancora il documento se per caso andando a comprare le sigarette piuttosto che il vino a loro avviso sembri minore di anni 18 e 21, mi è capitato tante volte e mi sono trasferita qua che ne avvo già 29 che mi chiedessero il documento e vi dirò mi ha fatto piacere e come…altri invece si scocciano e sbuffano e imprecano pure, odio per esempio quando mi offrono il posto sul bus, come si fa con le persone di una certa età o quando i ragazzini di scuola mi chiamano Miss inteso non come signorina, ma con Miss ci chiamano gli insegnanti o le persone adulte…Io trovo Mademoiselle bellissimo persino Chanel ha fatto un profumo chiamato Mademoiselle Chanel ora cosa faranno, chiederanno alla casa di moda di cambiare il profumo in Madame? Contenti loro!

  22. Pako M. ha detto:

    Non so perché, ma il “signorina” mi fa pensare agli anni 40/50 , sarà forse perché era un termine molto usato dai nonni, ma oggi per riferirsi ad una donna si usano i più svariati termini “ehi tu” (generale), “scusi” (formale), “ragazza” (per le fanciulle), “ragazzina” (lo trovo odioso), “bella gnocca” (e c’è chi apprezza e non dite di no! :P), “ehm, e…ehm” (il timido) ed ovviamente “signora” (per le Donne). Ovviamente lo trovo “scomodo” anche io usare “signora” per una diciottenne preferisco “ragazza” ed usare come d’usanza il termine “signora” solo per le donne sposate (l’arcaicità è sempre e comunque presente). 😛

  23. Jacqueline ha detto:

    Buongiorno.
    Càpito qui attraverso facebook, attraverso la mia amica Tiziana.
    Lascio il mio sassolino, sperando di non essere troppo importuna.
    Se mi chiamassero Mademoiselle proverei nell’ordine questi sentimenti:
    1) mioddio, debbo ricordarmi quale crema e trucco ho usato stamani
    2) mioddio, è un vecchietto che me lo sta dicendo
    3) mioddio, mi sta prendendo in giro (e uso un eufemismo)
    4) che bello, però… (= mi farebbe comunque immenso piacere, immaginando che per un 1% la cosa possa essere vera).

    N.B. non mi sfiorerebbe mai il pensiero di essere apostrofata Mademoiselle in quanto vieille fille (zitella, insomma). Perché? Forse perché non lo sono, «zitella».

    Invece, quel che volevo per davvero dire in questo mio commento è che il femminismo francese è ancora lontano anni luce dalla nozione di uguaglianza.
    Vi sembra normale che una donna debba NON SOLTANTO assumere il cognome del marito e al massimo farlo precedere dal proprio tramite un tiretto, MA ADDIRITTURA sentirsi apostrofare con il nome di battesimo del proprio congiunto?
    A me no. Immaginate una Mme Vincent Leroy, per esempio.
    Che orrore.

    Io lotto strenuamente e mantengo il mio, di nome patronimico. Tuttavia, ciò comporta estenuanti spiegazioni negli uffici d’ogni sorta.

    Buona giornata a Michela e a chi legge
    Jacqueline

  24. @serenatudisco ha detto:

    Non é male come idea!Un giorno anche qui in Sicilia, forse, le cose cambieranno! Qui ancora pesa come un macigno essere una zitella! 😀

  25. luca benatti ha detto:

    In un tempo in cui cadono molte barriere nei costumi e nei ritmi di vita asfissianti in cui viviamo (il fatto stesso che si debba decidere attraverso un disegno di legge fa pensare)togliere un appellativo non è di per se significante.Sino a qualche decennio fa si poteva sentire un ragazzo apostrofato col titolo di “signorino” o con altro titolo a seconda del luogo dove ci si trovava. Oggi credo e qui sono d’accordo con Michela,il punto cruciale non è tanto se essere chiamati in un modo piuttosto che in un altro ma quale valore ha la persona ,se a questa vengano riconosciuti tutti i diritti .e se a questa siano date le stesse opportunità.Solo se si terrà fede a questo non avrà importanza,altrimenti rimarrà solo maquilllage.

  26. viviana ha detto:

    Michela, non ho letto il tuo libro… ho saputo di te solo ora che ti ho visto alla tv alle Invasioni barbariche e mi trovo immediatamente qui a dirti quanto. Ho una figlia di 36 anni; a 17 si è “ammalata” di anoressia. Ne ha 36 e fra alti e bassi è ancora fra noi. E’ riuscita nonostante tutto in tutto a ciò che si era prefissata nello studio ed ora fa la ricercatrice al Max Plank Institute. Questo per farti capire di che parlo.Ti ho visto x tv e mi sembrava di vedere lei, le movenze, il modo di parlare, le mani, le mani le muovete uguali. Non so ma mi pare che anche tu non sia guarita del tutto, dato che anche parli come lei. Lascia che te lo dica e non ti offendere, nelle mie parole c’è un dolore profondo che solo una madre può conoscere!!! Dopo tanti anni di lotte e sofferenze dico e ribadisco che alla radice della “malattia” c’è un profondo egoismo, perdona, ma sono convinta che sia una malattia mentale. Quando hai detto che amavi tuo padre, quando hai detto che non ha responsabilità però hai aggiunto che non si è mai messo in discussione… Ma che ne sai tu quanto l’hai fatto soffrire! Ma quando vi mettete voi in discussione? Vi sentite superiori a tutti ed a tutto anche superiori alla vostra natura umana. Siete troppo superiori ad adattare la vostra mente alle necessità corporee. Capisco quel ragazzo che è andato via, anche se non so niente. E’ difficilissimo amarvi. Mi sfogo con te perchè con lei non è possibile… Perciò non dire che ami tuo padre, l’amore è altro. Voi non sapete amare, anzi forse odiate tutti coloro che veramente vi amano. Proverete fra qualche anno quando il vostro corpo risentirà di tutto quello che gli avete sottratto. Quando forse vi renderete conto che la vita è solo una e avete sprecato tempo, emozioni ed opportunità che non ci saranno più. Avere la fortuna di essere vicino a qualcuno che vi ami è la sola cosa importante che può capitare, anche se può essere solo un padre che non si mette in discussione. Ti auguro certamente + di questo ma bisogna dare felicità e sorridere alla vita ed alle belle cose che può donare.
    Buona fortuna a te
    Viviana

    • mimarzano ha detto:

      Cara Viviana, che posso dirti? Sento la tua sofferenza e mi dispiace… parli di amore… ma quanta rabbia nelle tue parole…

      • viviana ha detto:

        Ciao Michela, nelle mie parole non c’era rabbia ma tanto dolore ed impotenza. Mia figlia non riesce ad essere felice e sono tanti, tanti anni che si fa male, ma male veramente.
        Florianna non ha capito nulla di ciò che ho scritto.
        Cordialmente Viviana

  27. florianna ha detto:

    Ciao Michela,
    ho quarantaquattro anni e ti ho visto per caso a Le Invasioni Barbariche (ma frequenti anche L’Infedele, vero?) e l’ho trovata commovente. Non ho letto il tuo libro e non soffro di anoressia (ma quando sono addolorata mi sfogo mangiando e accanendomi su me stessa, schiacciando brufoli e cercando peli da estrarre, così che sono sovrappeso e sempre piena di crosticine, macchie e piccole cicatrici…).
    Mi sono sentita molto vicina a te, quando dicevi che tu sentivi di dover essere la più brava della classe (anch’io) e che la tua “bravura” veniva misurata sul tuo conformarti alle aspettative altrui (proprio come me).
    Viviana, la mamma che ti scrive, sembra essere come tanti genitori che non trovano il coraggio di affrontare le proprie responsabilità e che alla fine incolpano i figli sofferenti di non essere come loro avrebbero voluto, di non dar loro quelle “soddisfazioni” che sentono di meritare. Perché i figli, spesso, vengono visti dai genitori solo come appendici di loro stessi, non come soggetti autonomi.
    Anch’io sento di amare mia madre e anch’io di lei dico però che non ha mai avuto il coraggio di mettersi in discussione. Ma forse, adesso, è tardi (ha settantaquattro anni) e magari è meglio che non lo faccia più.
    Arrivata alla mia età, credo ormai che non sarò mai madre e mi dispiace immensamente.
    Ma, chissà, forse è meglio così, forse, se lo fossi diventata quando potevo, all’età giusta, sarei stata una pessima madre perché inconsapevole di troppe cose.
    Ciao Michela,

    Florianna

    P.S.- Anche a me non dà fastidio, anzi, quando mi sento chiamare “signorina”! Detesto invece chi ti chiede “Signora o signorina?”…

  28. librini ha detto:

    Buongiorno madame Marzano…
    facendoti intanto i complimenti per il blog, ti informo che ho pubblicato una “recensione” di “Etica oggi” su sololibri.net. Spero di averne colto il succo…
    http://www.sololibri.net/Etica-oggi-Michela-Marzano.html
    Buon week-end
    Serena

  29. maria colicchio ha detto:

    Cara Michela, non ti conoscevo prima di avere letto il tuo libro “volevo essere una farfalla”. Mi è piaciuto tantissimo e a tratti mi ha emozionato. Mi sono spesso ritrovata nelle tue esperienze e osservazioni. So bene che la comprensione di sé passa attraverso dolori e avversità e che il cammino è lungo, faticoso e dominato dal caos.
    L’ordine non mi appartiene se non quello esterno ed esteriore. Il caos che abita in me mi caratterizza da sempre, ma so che questa è la vita come diceva Eraclito. Le acque in cui mi bagno non sono mai le stesse, perchè niente permane nello stato di quiete. Vani sono i tentativi di imbrigliare l’esistenza senza la sua mortificazione e la sua denaturazione.
    Sono convinta che le parole siano luoghi di emozioni, idee e sensi riposti. Per questo ho apprezzato la tua analisi circa la lingua francese e italiana e il tuo essere “tra”.
    Così come l’eterna battaglia tra l’essere e il dover essere, che se in Kant trova la soluzione e sintesi nella categoricità del comando che, addirittura è attestazione della libertà su cui si fonda l’etica, rimane per me aperta. Il dovere, non rispondente al mio vero esistere, è stato anche per me il canale privilegiato di chi mi ha educato e la via che ho percorso per ricevere briciole di affetto, mentre dentro di me si aprivano alveolature più o meno profonde. E prima di capirci qualcosa ho dovuto camminare faticosamente lungo la strada di sintomatologie varie e subdole. La via è ancora aperta, anche se sono molto più presente a me stessa e come dici tu, ho imparato a riposarmi e a non sentirmi strana se faccio cose che valicano limiti della pura razionalità. E’ stata la fantasia, come facoltà che ha dato forma e voce al mio io creativo, ad aiutarmi e a far uscire fuori aspetti di me che altrimenti sarebbero rimasti sepolti.
    Mentre scrivo mi è venuta alla mente un episodio significativo di quanto ho poc’anzi detto: da poco iscritta all’università, facoltà di filosofia( mio padre voleva che facessi farmacia, ci ho provato per accontentarlo, ma non ci sono riuscita, non senza sensi di colpa miei e soventi recriminazioni sue), non subito mi sono dedicata allo studio, perché mi stavo dedicando al disegno e alla pittura. Subito fui redarguita, la mia nuova attività, che voleva essere per me una possibilità di esprimere qualcosa di diverso, fu additata come banale, perdita di tempo. Mi sentii stupida e incominciai il mio percorso di studi che mi ha sottratto una buona fetta di vita per rispondere al dovere essere brava e al dovere avere tutti 30. Ciò non significa che la filosofia non mi sia piaciuta, anzi! Però avrei potuto esistere…
    Ciao.
    Maria Grazia da Napoli.

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