Ci vuole tanto tempo prima di tornare alla vita…

Oggi il mio pensiero va a tutti coloro che un giorno sono stati svegliati da quel colpo di telefono che aspettavano, ma che non volevano ricevere. Perché una persona cara è morta. Dopo una lunga malattia. E allora si sapeva che prima o poi sarebbe successo. Eppure quando accade si resta senza parole. Perché ormai non c’è più niente da dire.

Quella persona non c’è più. Se ne è andata. E forse non avete fatto in tempo a dirle tutto quello che volevate. Forse non ne avete avuto il coraggio. Forse pensavate di farlo poi… E adesso il vuoto si è spalancato. E non sapete più bene cosa fare.

Che fare? Talvolta non si può fare proprio niente. Solo aspettare. Fare il lutto lentamente. Prendere il tempo per fare l’inventario di tutto quello che era stato investito, progettato, auspicato e sperato. Prendere il tempo per capire che non sarà più possibile realizzarlo. Prendere il tempo. Perché ce ne vuole tanto di tempo per tornare di nuovo alla vita.

Nonostante questa mania contemporanea di voler fare sempre tutto in fretta. Sapendo che la sofferenza che resta quando si capisce una volta per tutte che i ricordi sono solo ricordi fa parte anche lei dell’esistenza umana.

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37 risposte a Ci vuole tanto tempo prima di tornare alla vita…

  1. ginaginevra ha detto:

    Ti sono vicina,non c’e’niente di peggio che perdere una persona cara,le parole in questi casi sembrano vuote,sprecate….un tenero abbraccio

  2. Gdn ha detto:

    CHe dire? io ancora non ne sono uscita da quella telefonata. Non passa giorno che non riveda, non risenta, non riviva.

  3. damiano biscossi ha detto:

    Quelle persone che fanno parte delle nostre radici. Guardi una foto e trovi che le sue mani erano uguali alle tue. Ma perchè non siamo proprio riusciti a incontrarci? Nasce un bimbo e tu non ci sei, proprio come nella morte. La difficoltà a tornare su quei passi dove sai che forse qualcosa non ha funzionato? Dove sai che anche se non li vedi da 20 anni il discorso riparte sempre da li. E allora ecco i saluti nel silenzio e nel non detto. Solo ora con questa frattura si riesce a mettere assieme i ricordi, quello che andava e quello che non andava. Quel discorso che dentro di noi era forse sempre pronto ma con l’impossibilita di dire. Ecco ci ha salutati senza ascoltare quel discorso. Sarebbe forse bastato uno sguardo? Una carezza? Il lutto ci permetterà forse di fare quel discorso che in passato non siamo proprio riusciti a fare.
    Vola farfalla vola ora sei leggera. Quel discorso ora lo possiamo proprio fare!

  4. Mari Rosaria Azzarello ha detto:

    E’ il bisogno di silenzio che spesso accompagna questi momenti dolorosi..ti guardi intorno e non comprendi più, come se all’improvviso non riconoscessi tutto ciò che fino a quel momento era la vita attorno a te! L’unico impulso che senti è quello di allontanarti da tutto e tutti, stare da sola, per elaborare dentro di te con calma e riappropriarti lentamente della tua vita…occorrerà riempire questo nuovo vuoto, “lavorarci” per trasformarlo in un dolce ricordo e sperare che ci arricchisca ulteriormente. Ancora una volta occorrerà tempo,si sa…purtroppo non se ne conosce mai prima la quantità! Un sincero abbraccio..

    • cristina ha detto:

      E’ proprio così. Anch’io ho dovuto prendermi del tempo. Ho rinunciato ad un lavoro perchè la mia mente e il mio cuore erano troppo “impegnati” a capire, a soffrire, a rimpiangere, ad elaborare i sensi di colpa, a ripercorrere minuto per minuto quello che era successo…..e poi il bisogno di stare sola ed in silenzio (se era possibile). Dopo nove mesi ho trovato lavoro, ho accettato ed ho pensato che era il momento di ricominciare e che mio padre avrebbe voluto così e che forse era stato lui a guidarmi.

  5. laura ha detto:

    è un dolore che all’inizio non viene fuori…io ero come stordita..era accaduto ma non era accaduto…si pensa alle cose pratiche..io ero ossessionata dal voler eliminare dalla mia vista ogni cosa sua come se facendo così il dolore non dovesse arrivare mai. e invece è arrivato ancora più violento dopo tanti anni ed io che non ho fede non ho trovato dove aggrapparmi. ringrazio chi mi ama che ha assistito ed ha assistito ai miei momenti di sconforto e che dopo 4 anni pazientemente mi accompagna al cimitero perchè da sola non ce la faccio. ho perso mio padre a 31 anni aveva 81 anni…è un pilastro che viene a mancare ancor più se ci si ritrova soli ad accudire una madre con demenza senile. si torna a sorridere a rivedere i colori anche se sbiaditi. ti abbraccio forte forte lascia che gli altri lo facciano e non tornare prigioniera di vecchi demoni….

  6. MARIA ha detto:

    ERA IL 1999, CHE STRANO QUESTO NUMERO, IL 21 DICEMBRE ALLE CINQUE E’ ARRIVATA QUELLA TELEFONATA , E IL MIO PAPI NON ERA AMMALATO ERA IN FORMA AVEVA 64 ANNI, PENSAVO SEMPRE A QUANDO SAREBBE ACCADUTO, ANCHE IN QUESTO MOMENTO LE LACRIME SGORGANO , CI AMAVAMO PROFONDAMENTE E MI MANCA TANTO, MA LUI E’ SEMPRE CON ME , DOPO QUELLA TELEFONATA E LA SOFFERENZA DI QUEL MOMENTO NIENTE MI FA PIU’ PAURA, QUANDO DOPO UN ANNO E’ NATO MIO FIGLIO LUI MI E’ APPARSO, “DICIAMO IN SOGNO ” E MI HA SUSSURATO ” NON PIANGERE , NON PREOCCUPARTI IO HO VISTO IL TUO BAMBINO ED E’ BELLISSIMO…..UN ABBRACCIO FORTE FORTE.
    MARIA

  7. lo so lo so che significa.2 anni fa ho perso mio fratello.anche noi sapevamo che sarebbe andata cosi’,ma quando quel momento arriva e’ sempre troppo presto.ti abbraccio amica mia,nostra,
    di tutti

  8. Stefano ha detto:

    La vita sembra che ogni giorno ti dia la possibilità di dire, di fare,e se non la fatto fino in fondo oggi lo potrai fare domani.Poi all’improvviso non c’è più domani,ma cresce qualcosa di interiormente grande che l’amore rende immortale.Ti abbraccio Stefano

  9. newwhitebear ha detto:

    Quando arriva quel momento, tutti i buoni propositi, i pensieri positivi che si erano coltivati in precedenza, svaniscono puf! e lasciano il posto alle recriminazioni. Se fossi .. Se avessi .. Se ..
    Però quello che resta dentro di noi è il vuoto che sarà riempito solo con tempo e forse nemmeno.

  10. Tutto pare estendersi, espandersi nel vento…
    e nel contempo, al contrario,
    tutto sembra ridursi, rimpicciolirsi in briciole…
    Ci sono passata da poche settimane, anch’io.
    Affogare lentamente, sprofondare, tentare di riemergere, tutto in quel minuto e nei minuti, ore, giorni, settimane successive il tentativo ragionato e apparentemente impossibile di ritrovare il ritmo del respiro…lentamente, faticosamente…. e quella telefonata – le ultime immagini e le ultime parole, sempre presenti, sempre vivide, vive, che accompagnano il quotidiano…. e non ci lasceranno mai. Come i ricordi che ci apparterranno….per sempre.

    luciana (comoinpoesia)
    .

  11. abbaschia ha detto:

    Lasciare il proprio pensiero su accadimenti di vita onora per la partecipazione; ci si dimentica, spesso, quanto e come si è partecipi: considerando la propria esistenza secondo un fattore di tempo.

  12. agrimonia71 ha detto:

    Hai ragione, solo il tempo…tanto tempo…il tempo personale che ognuno ha dentro di sè.Purtroppo c’è sempre qualcuno che invece vuole decidere per te il tempo del dolore e non è giusto non si fa, perchè non siamo uguali ed ognuno ha diritto al suo dolore senza intromissioni

  13. licia ha detto:

    Mi hanno detto piangi, ma lei, la mia bimba, non sarebbe mai stata nelle mie braccia. Piangi. Ho pianto, da sola, in silenzio, al bagno, di nascosto ma sempre da sola. La mia piccolina, è rimasta così: piccolina. Ora sono sicura che mi aspetta sù per essere coccolata tra le mie braccia. La mia piccolina.

  14. Paolo ha detto:

    …a volte i ricordi ci scaldano il cuore…

  15. rosenuovomondo ha detto:

    A distanza di tanti anni ricordo ancora le due telefonate che sono state così pesanti per la nostra vita, chissà perchè sempre di notte quando si è più indifesi e quando la corsa nel buio è ancora più penosa

    • Dario Petrolati ha detto:

      sopra un amico voleva mostrarmi che non sono spiritoso
      io so di non esserlo
      e riprendere l’incipit di Michela mi strugge pesa

      l’oggetto :telefonata che non arriva
      ormai è tardi
      avrei dovuto essere meno egoista

      se suona il telefono
      ma non suona più
      credo possa essere mamma
      ormai da tempo immemore
      tace il mio telefono rosso.
      Ciao Michela,
      dario.

  16. Roberto Maestri ha detto:

    Sono facilitatore di un gruppo di auto mutuo aiuto sulla elaborazione del lutto e sono a stretto contatto con il problema anche per esperienza personale. Mai come in questi momenti ci rendiamo conto che non esistono formule preordinate per dire le parole giuste al momento giusto. Esiste solo la consapevolezza di un sentire condiviso, dove le emozioni devono essere lasciate libere nel loro fluire, accompagnate dall’ascolto. Qualcuno ha detto che le lacrime necessitano di testimoni per poter esprimere un sentimento liberatorio. L’elaborazione del lutto non ha tempi e metodi certi ma soltanto modalità soggettive nel rispetto del percorso di ciascuno. L’accoglienza è l’unica cura.

  17. ioladani ha detto:

    Non trovo parole, non ci sono parole credo, solo comprensione e dolcezza anche se da lontano,
    Daniela

  18. mododidire ha detto:

    Mi è arrivata nel sonno. Non la telefonata, l’espressione contratta di mia madre. Non volevo svegliarmi, mi sono schiaffeggiata per minuti eterni. Non ho dormito più per tanto tempo.
    La consapevolezza che viene dopo, quell’adrenalinico bisogno di esprimere tante cose e subito, di provarle subito, e di amare di un amore sempre meno scontato, ci fa capire che non tutto è perduto.
    Un abbraccio.

  19. Stefano Mino ha detto:

    il corpo a volte si trasforma come in una galera per l’anima

    • esmati mirella ha detto:

      Non ho ricevuto una telefonata,sei anni e diciassette giorni fà,ma Malika,un dolce aiuto,è venuta da me:”Signora,……venga!”………

  20. Elisabetta Lelli ha detto:

    Quella telefonata arrivò che lei era ancora viva.
    Stavo pranzando, quando il telefono iniziò a squillare e fu tutt’uno, lo squillare e il realizzare che non sarebbe stata una piacevole telefonata.
    “Che succede?”
    “Elisabetta, qui è la Clinica ***. Mi dispiace, le metastasi hanno raggiunto il fegato. (…)”.
    Non sapevo neppure che lei avesse il cancro; ormai non comunicava più in alcun modo.
    Sapevo che fosse malata. Ma non ero pronta per lasciarla andare. Non quel giorno e forse mai lo sarei stata, ma davvero non quel giorno.
    Improvvisamente quella telefonata stravolse tutta la mia vita, come se di colpo una mano mi avesse strappato il cuore e lo avesse poi conficcato nuovamente e maldestramente dentro al mio petto.
    Da quella telefonata in avanti, io ho vissuto aspettando di salutarla.
    Ed il saluto arrivò, venti giorni dopo, una dolcissima sera di fine estate.
    La guardai per l’ultima volta, senza nemmeno avere il coraggio di avvicinarmi a lei e di accarezzarla -avevo forse paura che quell’esile corpo martoriato potesse frantumarsi?-
    “Ciao, mamma.”.
    Riuscii a pronunciare soltanto queste due parole.
    Poi precipitai in un sonno che non presupponeva il risveglio, ma la fine di tutto ciò che da lei avevo avuto, di tutto ciò che con lei avevo amato, sofferto, vissuto.

    Un bacio.
    Elisabetta

  21. Lina Giuffrida ha detto:

    Io non lo accetto e non lo accetterò mai. Lo ignoro semplicemente, perchè io odio la morte, la odio come si odia il peggior nemico. Ogni giorno faccio i conti con questo sentimento e con l’essere credente….non riesco ad uscirne. Mi dispiace, ma non riesco a trovare parole di conforto…..

  22. Valentina Altana ha detto:

    In tanti diamo la colpa alla morte, ma la verità è che sprechiamo mille occasioni per rendere viva questa nostra vita.

  23. Pingback: Non più « Seme di salute

  24. Stefano Mino ha detto:

    ho visto il filmato del suo intervento a ‘la repubblica delle idee’, molto bello, la sua analisi è ineccepibile, e mi sono venute in mente alcune cose, di stampo completamente diverso però. le metto qui in ordine sparso e poi spero di trovarci un ordine 🙂
    l’idealizzazione viene dopo, non prima, di aver conosciuto le cose e le persone. primum vivere deinde filosofari. dopo che ci sono entrate nel cuore, e non nella mente
    amami o odiami, entrambi sono a mio favore: se mi ami sarò sempre nel tuo cuore, se mi odi sarò sempre nella tua mente (shakespeare)
    l’idealizzazione a priori è platonica, il secondo è amore
    stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus (“La rosa primigenia [ormai] esiste [soltanto] in quanto nome: noi possediamo nudi nomi”
    “Videmus nunc per speculum et in aenigmate”, tratta da san Paolo[14], “Ora (nella vita materiale) vediamo come attraverso ad uno specchio, in maniera confusa, distorta”; (pescati da ‘il nome della rosa’ di umberto eco)
    questo perché mi sembra di poter accostare la ricerca della perfezione all’idealizzazione. idealizzazione che viene prima del venire chiamati per nome, di avere un nome per qualcun’altro che non sia solo chi ce l’ha dato. tutte le situazioni che ho elencato mi sembra derivino dalla condizione di non avere un nome per il proprio interlocutore, di essere un ‘innominato’ alla beckett.
    nome cui recapitare il bicchier d’acqua se ‘michela marzano’ ha sete. non un nome nudo, ma un nome che sta ad un corpo che può avere sete. boh non è che mi è riuscita ‘sta gran sintesi 🙂
    buonanotte 🙂

  25. Stefano Mino ha detto:

    io ce l’ho a morte con i preti, lo scrivo così tolgo ogni dubbio. l’anoressia mi fa venire in mente le sante anoressiche (e asessuate)

  26. Stefano Mino ha detto:

    preciso anche il perché: a me quelli che ti fanno il predicozzo e non si fanno gli affari loro, e poi si chiudono in uno stanzino a martellarsi gli zebedei ululando ‘satana esci da questo corpo’ stanno un po’ sui maroni

  27. stefano ha detto:

    oggi ho letto il suo libro ‘gli assassini del pensiero’ e ne ho estrapolato due frasi che manipolerò nel modo seguente.
    il fascismo (la chiesa?) non mirava tanto a governare l’italia, quanto a monopolizzare il controllo delle coscienze italiane. non gli basta possedere il potere, vuole possedere la coscienza privata di tutti i cittadini.
    insomma nessuna differenza fra confessione (il sacramento) e delazione.
    il fascismo (la chiesa) non vieta di dire, ma obbliga a dire
    non crede che così si spieghino molte cose?

  28. stefano ha detto:

    volevo aggiungere una cosa anche sul nazismo (a tal proposito penso che possa offrire un ottimo spunto di riflessione anche la poesia ‘il cane del suo padrone’ della szimborska nella piccola raccolta ‘due punti’): non finirà mai di stupirmi come un uomo che non sapeva farsi ubbidire dal suo cane (un pastore tedesco?)(per sua stessa ammissione, in mein kampf) abbia saputo farsi ubbidire da 90 milioni di tedeschi

  29. Stefano Mino ha detto:

    secondo me molti problemi filosofici (in primis quello del suicidio) non esisterebbero se si tornasse alle soluzioni semplici, un po’ ingenue ed egoiste dell’infanzia

  30. cinzia ha detto:

    sono passati vent’anni da quella telefonata in cui mi informavano che mia madre aveva solo pochi giorni di vita. Con lo strazio nel cuore sono riuscita a starle vicina nei pochi giorni che rimanevano ma non ho avuto la forza di tenerle la mano quando stava morendo, mentre i miei fratelli ci sono riusciti. E di questo non sono riuscita a perdonarmi per tanto tempo. Il nostro non era un rapporto facile, quando è morta avevo 31 anni e ancora molte cose da fare assieme, da dirci. Sento che avremmo potuto scoprire un nuovo rapporto, questo è il mio rammarico, non aver avuto abbastanza tempo. Lei è morta venticinque giorni dopo ed il dolore ha preso il sopravvento, ero arrabbiata, il dolore mi impediva di vivere, una parte di me era andata via con lei. Lei era il mio punto di riferimento, la fuga ma anche il ritorno, la guerra ma anche la pace.
    Molte le persone che cercano di farti coraggio e che ti dicono che il tempo migliora le cose. Non è stato così per me, per anni ho cercato di elaborare il lutto (come dicono gli esperti), mi sono buttata nel lavoro, ho cercato di tenermi sempre impegnata ma quando sono stata costretta a “fermarmi” e non sono più stata in grado di tenere tutto controllo ho smesso di credere che ce l’avrei fatta da sola a fare i conti con tutto quel dolore rimosso, mi sono sentita in dovere di chiedere aiuto, perchè avevo due figli piccoli da crescere e non volevo che soffrissero a causa mia.
    Con gli anni ho imparato ad accettare le mie fragilità e a convivere con la malinconia che a volte si presenta, oggi riesco anche a ricordarla serenamente senza mistificarla e a rivolgermi a lei quando sono in difficoltà, mi conforta credere che da qualche parte ci sia ancora e continui a vegliare su di me.

    Un grande abbraccio

  31. Stella ha detto:

    Quando i pensieri riescono a prendere forma e diventano parole…e io ti ringrazio perchè lei hai trovate,ancora una volta!
    LA FRETTA, la corsa costante con il tempo..l’iperattività che nasce e cresce quando si pensa di poter annullare con essa i ricordi, i brutti pensieri, la tristezza;quando si cerca di scappare da ciò che ci fa più male,senza capire però che non stiamo scappando ma stiamo solo correndo in contro ad esso. Ancora oggi non ci credo e ancora oggi continuo a correre. Chissà forse un giorno mi fermerò, a riprendere fiato.

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