Nella vita, i conti non tornano mai…

Quando si parte alla scoperta di se stessi e delle radici del proprio essere, ci si incammina per i sentieri di un continente dove le leggi della logica classica servono a ben poco. Perché la realtà è troppo complessa per essere rinchiusa all’interno di un sistema perfetto: nella vita, i conti non tornano quasi mai.

E poi il concetto di verità, quando si affrontano i conflitti che scandiscono la nostra esistenza, non è più monolitica, ma complessa, talvolta anche contraddittoria.

Quando si cercano le parole giuste per spiegare cosa ci tiene in piedi o per comunicare agli altri quello che si prova, il pensiero balbetta e perde il filo. Oppure segue le leggi di una “logica paradossale” che presume che A e non-A non si escludono l’un l’altro anche quando sono le proprietà di un unico e stesso oggetto. Soprattutto quando ci si avventura nell’oscuro mondo del proprio passato, alla ricerca di quel momento particolare, di quel punto in cui tutto sarebbe cominciato. E che ci si rende conto che si è confrontati ad un mistero, a qualcosa che non scopriremo mai.

Tanto più che non basta capire per cambiare. Anzi molto spesso, quando si capiscono alcune cose, si acquisisce poi anche la consapevolezza della propria impotenza non solo di fronte a ciò che è stato, ma anche a ciò che sarà. È allora che la sofferenza ci sommerge. Perché si capisce che il passato non passa mai, che non si può ricominciare tutto da capo, che alcuni errori si pagano per sempre, che talvolta non resta altro che l’accettazione…

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26 risposte a Nella vita, i conti non tornano mai…

  1. luca ha detto:

    Concordo Michela. Non ritieni che l’uomo del nuovo millennio debba passare da una filosofia del capire ad una filosofia del sentire? Un abbraccio….

  2. nuovoorsobianco ha detto:

    Il processo della conoscenza è lungo e difficoltoso anche perché i confini tra quello che crediamo vero e quello che gli altri credono sono molto labili.
    L’introspezione aiuta a crescere, a diventare meno imperfetti, perché la perfezione esiste solo nei libri, nei sogni ma non nella realtà.

  3. carmilla50 ha detto:

    Sono completamente d’accordo con questo post; purtroppo, non si comprenderà mai del tutto il passato…e non resta altro che accettarlo…anche nel caso in cui sia molto complicato poterlo fare, si.

  4. Sergio Corsi ha detto:

    “Il passato non è morto, non è neppure ancora passato” (W. Faulkner).
    Sembra che la vita sia un mare in tempesta ove le coordinate siano indecifrabili, lo “scacco esistenziale” di cui parla Sartre.
    Egli diceva: “Sorridere, è un atto eroico; per cui, sorridete!”

  5. arsenicaxxx ha detto:

    è vero le ferite del passato restano e restano le cicatrici. l’unica cosa magari è fare in modo di lenirle un po’ ,magari mettendoci un unguento, un po’ dibalsamo.
    poi ci sono anche ferite che non si sono mai rimarginate,che sono rimaste aperte e purulente e secernono dolore e ,almeno per me, non potranno mai smettere di far male.

  6. Aly ha detto:

    Ed è già un traguardo quando l’accettazione appaia come qualcosa di costruttivo e non come un imperdonabile resa. Il desiderio di cambiamento, in queste parole emerge benissimo, ha spesso in sè una tormentata ambivalenza che rende arduo distinguere quando abbia senso smetterla di ostinarsi a mutare l’immutabile? e quando invece la rinuncia all’ostinazione non sia altro che una resistenza ad evolvere. Che difficile tutto quando si indaga dentro. Un perenne sforzo di accettazione della separazione dall’ideale eden uterino, per scoprirlo poi l’eterno faro di ogni desiderio. Il metro del cuore e dell’anima sono i più complicati da usare. Non so mai con certezza quale misura ricalchi il mio bisogno e talvolta la frustrazione è tale che preferirei prescinderne. Ma non si può prescindere da ciò che si sente, che si è…Purtroppo e per fortuna.

  7. Damiano biscossi ha detto:

    Forse è proprio cosi accettare che quel quadro capolavoro di pittura abbia una macchiolina. E proprio questo che lo rende e ci rende unici. Ci addolora ma buttarlo significherebbe perdere la nostra unicitá. La natura è imperfetta cosi come la nostra immagine, è forse proprio quello il nostro valore che ci ricorda di essere vuonerabili e umani. Gli errori forse non esistono perche proprio in quel momento in cui le cose accadono non potevi fare altrimenti. Solo cadendo dalla bici si impara a pedalare…ma poi impari a cadere e allora tutto cambia. Notte

  8. stefano ha detto:

    non sono molto d’accordo, non credo che possiamo accettare contraddizioni nel nostro passato, o diventeremmo matti. è un gioco di maschere. se A asserisce ‘a’ e ‘non a’, allora dobbiamo presumere che ad un A che asserisce ‘a’ dobbiamo opporre un B che asserisce ‘non a’. così può capitare come a me che ho scoperto che non sono stato il protagonista della mia vita, cioè non sono stato se non in parte edipo nell’omonima tragedia, ma oreste nell’elettra di mia sorella.

  9. invisibileuomo ha detto:

    Partendo dal presupposto che niente (nemmeno la nostra coscienza) esista realmente,ovvero, che è tutto un ologramma frutto delle nostre percezioni possiamo vivere in tutti i modi e in tutti i tempo che possiamo immaginare.
    Aggiungo (forse in maniera off topic) che esistiamo nel passato,presente e nel futuro contemporaneamente,siamo esseri più complessi di quello che crediamo.
    Siamo esseri quadridimensionali,ma non lo percepiamo.

  10. Alessandro Sterzi ha detto:

    “Non credere che nel destino ci sia più di quanto possa essere stipato nell’infanzia” R.M.Rilke
    Ciao 🙂

  11. vito ha detto:

    Per il passato, hai ragione, non puoi far altro che prendere atto dell’accaduto,
    Ma il prendere coscienza della storia passata, fa’ cambiare il futuro, fa’ cambiare il nostro attegiamento di vita, verso tutti gli avvenimenti che affronteremo in futuro….

  12. annitapozzani ha detto:

    Ecco proprio nell’ultima parte di questo bel post credo sia rinchiuso il segreto:l’accettazione, che non deve per forza coincidere con la rassegnazione. Occorre imparare ad accettare se stessi con il proprio passato fatto anche di errori, ma che in ogni caso ci hanno permesso di costruire la nostra vita, insieme alle cose belle e giuste che abbiamo fatto; d’altronde il proverbio “sbagliando s’impara” vale sempre, anche quando siamo adulti. E se qualcuno pensa che la sua vita sia un continuo errore e pertanto sia una vita sbagliata, io obietto che in realtà sta vedendo solo il bicchiere mezzo vuoto, sta solo sbagliando punto di vista; perché dimentica di guardare nel piccolo, nel dettaglio (il dono di un sorriso, l’ascolto di una persona, un commento lasciato su un blog, la carezza ad un cane…), dove troverebbe quel “qualcosa di buono” che ha saputo combinare nella sua vita.
    Un caro saluto, Annita

  13. Dario Petrolati ha detto:

    è davvero un rebus
    sapere come si deve affrontare
    la vita
    la memoria
    il ricordo
    la responsabiltà
    come e quando
    si mentì e se con coscienza

    allora errivano dolori
    dubbi
    la colpa
    si cerca il colpevole…

    e noi
    ed io…?…

    quando verrà risposta,
    ciao Michela.

    dario.

  14. Dario Petrolati ha detto:

    il messaggio stato scritto in data odierna sul mio g.mail. dario.

  15. Letizia ha detto:

    Sto camminando per quel sentiero, e mi chiedo dove mi porterà e se ci sarà un porto ad accogliermi. Sono scoraggiata a volte perchè il dolore esistenziale è talmente forte da diventare invalidante nella quotidianità, e ho proprio paura di venirne sommersa e non riuscire più a riemergerne.
    Dovrei ritrovare dentro di me le braccia forti e calde per abbracciarmi e la voce dolce e comprensiva che mi dice “Coraggio, andrà tutto bene!”…ma non è così facile.

  16. Simona ha detto:

    Grazie Michela, ancora una volta hai dato voce a cio che provo in questo frangente della mia vita: nel momento esatto in cui credo di aver afferrato I PERCHE’, mi sento travolgere dalla mia impotenza e dai sensi di colpa per non riuscire a decollare …

  17. loredana ha detto:

    “Chiunque dovrebbe poter essere sicuro che la mamma gli voleva bene giusto perché era lui, e non per per quello che avrebbe potuto fare. Altrimenti non ci si sente in diritto di esistere, si sente che non si sarebbe mai dovuti nascere. Non importa cosa succede poi a questa persona, non importa se soffre, può sempre guardare indietro e sentire che può essere amato. Può amare se stesso: non può più rompersi. Ma se non può tornare su queste cose, allora può rompersi. Ci si può rompere soltanto se si è già a pezzi. Finché il mio io bambino non è stato amato io ero a pezzi. Amandomi come si ama un bambino lei mi ha aggiustato”.
 – RONALD LAING, L’io diviso. Studio di psichiatria esistenziale (1959)…….
    l’amore è la chiave,l’amore è la risposta …

  18. angelo ha detto:

    probabilmente nella vita non ci sono verità assolute ma verità momemento per momento che nascono dal cuore….. ma una cosa è certa: l esistenza è una marea infinita di OPPORTUNITà per tutti…… ooohhh caspita ho scritto una VERITà………. 🙂 🙂

  19. TADS ha detto:

    quello di ancorare presente e futuro al passato è un concetto religioso non filosofico,
    l’ideale di felicità è una esistenza priva di sensi di colpa,
    in tal caso verrebbe sminuito l’amore inteso come alibi esistenziale.

    TADS

  20. rosenuovomondo ha detto:

    Che bello finalmente riuscire ad accettarsi imperfetti e magari sapere che qualcuno ci ama con tutto quello che ci portiamo addosso…

  21. patriziagarberi ha detto:

    mah…passato è futuro non esistono, esiste solo il presente, in continuo flusso e divenire…ciò che ricordiamo in realtà è una ricostruzione continua fatta nel presente, e le false memorie sono lì a dimostrarci di come spesso la memoria sia falsa, e ci occorre sistemare le cose in un certo modo, nel presente. A volte il cambiare questi percorsi automatici di ri-evocazione che chiamiamo ricordi, può servire proprio a cambiare il presente, ed eventualmente, il futuro se ci sarà.

  22. valeria bomben ha detto:

    Si, alcuni errori si pagano per sempre. La chiave di svolta interiore, tuttavia, esiste. Per tutti. E non credo stia tanto nell’accettazione, quanto nel perdono. Perdonare se stessi è il miglior balsamo per riscoprirsi leggeri.

  23. anto ha detto:

    non basta la consapevolezza. Per cambiare serve avere speranza

  24. Giovanni ha detto:

    Forse per non farsi annientare il presente dal rimpianto del passato e dall’angoscia del futuro, occorre dare più intensità all’istante che viviamo , magari percuotendolo con un pò di salutare follia:

    ” Il mio attimo,
    percosso,
    irride l’immutato giorno…
    ho bisogno…
    della mia follia…”

  25. Melissa ha detto:

    ..quel che è stato è stato..quel che è, è nell’imminente..passato, presente, futuro, tre imperativi con cui scandiamo la nostra vita..e nel mezzo mille domande, mille attese di risposte su quel passato che troneggia in noi e noi che ne siam a volte succubi..là dove c’è nostalgia, là dove c’è rammarico o l’esatto contrario, la voglia di azzerare tutto, cancellare tutto..e sperare..sì è vero, occorre accettare, sperare e sorridere e, perchè no, sentirsi “folli” di presente..

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