Era una donna come tante…

Yoselyn Ortega era una donna come tante. Che usciva ogni giorno alle 5.30 del mattino per andare al lavoro. Che si arrangiava come poteva per arrotondare lo stipendio vendendo monili per pochi soldi. E che, nonostante tutto, era sempre gentile e sorridente. Soprattutto con Leo e Lulu, i due bimbi di cui si occupava da anni con amore. Perché Yoselyne non era solo una donna che si sacrificava per arrivare alla fine del mese. Yoselyne era soprattutto una baby sitter perfetta. Almeno prima. Prima di quel gesto folle. Prima di uccidere in modo brutale Leo e Lulu. Prima di pugnalarsi di fronte al dolore disperato della madre che, tornata a casa, trova nella vasca da bagno il corpo inerte dei due bambini.

Certo, negli ultimi tempi Yoselyne parlava sempre meno e aveva un viso scuro. Forse era troppo stanca. Forse aveva troppi problemi. Forse stava per crollare. Ma chi poteva immaginare questo scempio? Probabilmente nessuno. Nemmeno sua sorella. Che adesso si limita a commentare in modo secco: “Yoselyne è uscita di testa”. Senza interrogarsi su cosa possa essere scattato nella mente della donna. Raptus di follia che nessuno poteva predire oppure gesto estremo di una persona esasperata dall’esistenza?

Nessuno può giustificare quanto è accaduto qualche giorno fa a New York. Uccidere due bimbi è un gesto di una rara barbarie. È un orrore senza senso e inaccettabile. Ma questo lo sappiamo già tutti. E non ci esonera da una riflessione sulla nostra società odierna. Sul fatto che, quando ci incaponiamo ad andare avanti a tutti costi, mettiamo tutti in pericolo il nostro equilibrio psichico. E talvolta rischiamo di sfiorare la catastrofe.

Quando non ci si ferma mai, talvolta si perdono di vista anche i più elementari punti di riferimento. E allora tutto crolla. Anche la capacità di rendersi conto che si sta per commettere l’irreparabile.

(da Repubblica Sera del 30 ottobre, Parla con lei)

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17 risposte a Era una donna come tante…

  1. Stefano Mino ha detto:

    la parte più terribile è il ‘non l’avremmo mai immaginato, non ci eravamo accorti di nulla, sembrava tutto perfetto’… la gente non sa più leggere la realtà, o forse non l’ha mai saputo fare… mi viene in mente il caso delle sorelle papin citato da lacan… l’indifferenza mostruosa del prossimo in cui viviamo… e che forse ci accompagna da sempre… e che vorrei che in futuro non fosse più. mi vengono in mente anche tutti i casi di femminicidio perpetrati da ‘bravi ragazzi’ che hanno attraversato scuole di ogni ordine e grado, lavori più o meno di successo… senza che nessuno si accorgesse di nulla.. e anche chi si suicida, il classico ‘ragazzo perfetto, aveva una fidanzata dolcissima, a scuola non aveva problemi’ dissero di un mio ex compagno di scuola che si suicidò… è vero siamo solo un sasso coperto di muschio che vola nel freddo dell’universo…

    • Antonia Mattiuzzi ha detto:

      No Stefano, siamo qualcosa di più, ma imperfetti e tentare d’essere perfetti a tutti i costi è il timore d’essere criticati perché non sopportiamo d’essere criticati. Voler essere perfetti a tutti i costi ci porta a usurare una parte del nostro essere a autoprivarci della libertà di vivere qualcosa di noi che avrebbe bisogno di manifestarsi. In questo sforzo immane, qualcosa si rompe, si guasta e non siamo più in grado di controllare e inevitabilmente compiamo qualcosa di strano, qualche volta di terribile. Un gesto irrimediabile la cui ricaduta è a nostro danno. Del tuo compagno dissero che non aveva problemi. Non apparenti, ma sicuramente li aveva e non aveva il coraggio di affrontarli. Forse un bravo psichiatra potrebbe dare una risposta. Essere sé stessi e non come gli altri ci vorrebbero è un sicuramente più salutare e meno pericoloso per tutti.

  2. davide moro ha detto:

    Il raptus non esiste.

    Inviato da iPhone

  3. rosenuovomondo ha detto:

    Pensa a quanto deve essere stata disperatamente pazza questa donna per fare quello che ha fatto. Da madre capisco pochissimo il gesto di una madre che uccide i figli, anche in un attimo di disperazione, magari ammazzare se stessa ma i figli..

  4. goccedisabbia ha detto:

    Si vive per lo più sconosciuti a se stessi, come si può ritenere di poter conoscere l’altro, quel che lo muove? Non ci viene insegnato a stare con le nostre emozioni…e si può finire per non sapere come davvero si sta, di cosa si ha bisogno. Nella ns società una rabbia deve esser messa via. Un dolore va superato. La solitudine riempita di voci. La paura, affrontata. La gioia sminuita, perché non dura. L’amore evitato, perché fa soffrire. Capire quel che si sente, riconoscerlo, accoglierlo, non fuggirlo….porta equilibrio. E anche capacità di guardare negli occhi chi ci sta accanto e avere intuizioni sul suo stato e, forse, aiutarlo. Non so…non voglio semplificare o sminuire…ma credo in quel che affermo.

    • Antonia Mattiuzzi ha detto:

      Gocce di sabbia, condivido tutta la prima parte del tuo scritto. “Guardare in faccia chi ti sta di fronte e avere l’intuizione…” Chi vuol essere aiutato, anche se non parla ti manda messaggi e intuisci che sta chiedendoti aiuto. Diverso è quando altri, ostentano sicurezza, sono precisi, meticolosi; se si raccontano, barano ti sviano e non accettano consigli, per loro è un vero affronto. Efficenti, superlativi, ineguagliabili. Quelle persone sfuggono a qualsiasi controllo. Poi viene il momento che qualcosa si rompe e può sfociare in una malattia, non necessariamente in un delitto, ma è chiaro che avviene un cortocircuito del sistema nervoso, quanto meno.

  5. giorgio giorgi ha detto:

    Se uno pensa di far finire la propria vita o quella di qualcuno cui vuole bene, la causa è, secondo me, una mancanza di senso. Credo che solo se non si trova più un senso alla vita si possa decidere di farla cessare. Penso anche a certi potentissimi personaggi pubblici che, avendo perso il proprio ruolo e la propria meravigliosa immagine pubblica, si sono suicidati.
    Essere stati amati veramente, avere imparato a conoscere cos’è davvero l’amore per sè e per gli altri, credo che sia il miglior antidoto a queste tragedie. Perchè l’amore vero è rispetto, è accettazione dei propri limiti e di quelli degli altri, perchè l’amore dà senso alla vita, aiuta a non fare una tragedia delle sue sfumature più scure, fa sapere anche nei momenti più bui che continuano ad esserci, da qualche parte, anche i colori più vivaci e più caldi e che, passata la tempesta, potremo anche tornare a vedere il sereno.

    • Antonia Mattiuzzi ha detto:

      Mancanza di senso, Giorgio, di quale senso? La capacità d’amare?L’essere umano è complesso. Il modo di vivere l’amore è talmente diverso da persona a persona che non mi azzardo a parlarne. Ognuno parla per sé stesso e da questo punto di vista vede un solo modo. L’amore in senso lato è sempre fonte di esaltazione, di momenti d’intensa felicità e di tanta sofferenza. L uci e ombre. Da questo, arrivare a compiere gesti estremii di distruzione entriamo nei casi limite dove si va a concludere una sofferenza che compromette l’equilibrio mentale.

  6. Alessandro Sterzi ha detto:

    Per amore si può anche uccidere..ma siamo al di là del bene e del male

  7. Fra ha detto:

    …”Quando non ci si ferma mai, talvolta si perdono di vista anche i più elementari punti di riferimento. E allora tutto crolla.” Se solo se ne rendessero conto i datori di lavoro, le aziende che spremono gli impiegati fino all’ultimo sangue…

  8. Fulvio Sguerso ha detto:

    Una donna come tante, che improvvisamente impazzisce. Come chi si butta da una finestra del settimo piano con il figlioletto in braccio; o come quei padri di famiglia che, in una tranquilla notte d’estate, decidono che non si può più continuare a vivere, e uccidono i figli e la moglie e poi si sparano. Succede. Perchè? Che cosa spinge queste persone a uccidere e a uccidersi? Volontà di potenza o di impotenza? Disperazione o delirio? Non lo sapremo mai; chi potrebbe aiutarci a capire non può più parlare: l’irreparabile è accaduto, e non può più tornare indietro, all’attimo prima della tragedia, all’attimo prima che un altro attimo negasse tutti gli attimi futuri, e quindi anche tutte le possibili spiegazioni…Come se fosse possibile spiegare l’esistenza del male.

    • stefano ha detto:

      una spiegazione se vuoi c’è: sono tutte persone a cui è stato impossibile raggiungere un minimo di soddisfazione affettiva… un amico, un fratello… niente…

    • Antonia Mattiuzzi ha detto:

      In senso lato, caro Stefano mi sembra di capire che se non dai amore difficilmente ne ricevi. Il cosidetto “amore gratuito”, perché ho sentito questa assurda pretesa è già non facile tra madre e figlio e quando c’è lo chiamerei piuttosto abnegazione che certe donne provano nei confronti dei figli.

      • stefano ha detto:

        nessuno ti dà niente per niente. le stesse carte dei diritti dell’uomo e del bambino, stabiliscono che ogni individuo ha diritto a tutta una serie di beni materiali e morali, ma non all’amore. quello ognuno lo deve cercare da sè… anche se senza amore non si vive

  9. Antonia Mattiuzzi ha detto:

    Egr. Prof Squeso, il suo commento mi sembra il più sensato.

    • Fulvio Sguerso ha detto:

      Gentile Antonia, la ringrazio. Rimane comunque il fatto che la ragione umana non può comprendere tutto, anzi, comprende ben poco della realtà (Kant la paragonava a un’isoletta illuminata in mezzo a un oceano cupo, inesplorato e inesplorabile), tanto che a volte basta un’onda anomala per sommergerla completamente. Ahimè, camminiamo pur sempre tra due abissi e in ogni istante possiamo perdere l’equilibrio e precipitare…

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